Questa intervista sulla fotografia di personal branding è stata pubblicata in originale su Facciamo SalOtto, la mia rubrica sul magazine italiano di We Hate Pink, l’8 marzo 2021. Da questa intervista è nata davvero una bella sinergia tra me e Lucrezia tanto che le ho chiesto di realizzare gli scatti per questo sito.
Intervista a Lucrezia Senserini, fotografa di storie d’amore
Oggi è l’8 marzo. Sì, sto scrivendo davvero questa mattina l’introduzione alla chiacchierata di qualche giorno fa con Lucrezia Senserini, fotografa di storie d’amore, come le piace definirsi. Abbiamo parlato del ruolo e delle potenzialità delle immagini nella rappresentazione del sé, anzitutto dal punto di vista identitario e poi anche professionale. Dopo anni di reportage, ritratti e fotografie di matrimoni, Lucrezia, infatti, si è specializzata nelle fotografie di Personal Branding, cioè nel raccontare il lavoro, la passione e la storia di una persona attraverso le immagini.
Raccontarci attraverso le immagini è qualcosa che interessa noi donne in un modo particolare: il nostro corpo è stato, per secoli, oggetto e soggetto di opere visive, spesso secondo uno sguardo esclusivamente maschile. Nel corso del Master che sto seguendo dedicato alla composizione delle immagini, il docente ha trascorso un’intera lezione a far commentare alla classe la direzione dello sguardo che si concentra sui cosiddetti attrattori sessuali nelle immagini pubblicitarie, la bocca, gli occhi, il seno, i fianchi, il pube; qui, in corrispondenza di tali nodi attrattori, chi ha composto la grafica dispone consapevolmente prodotti, slogan e marchi.
Perché è lì, su quelle parti del corpo femminile che l’occhio del consumatore cade più velocemente. E questo accade non solo agli uomini, perché anche la nostra educazione visiva, come donne, ci porta a eseguire gli stessi meccanismi. Cosa succede quando scegliamo di raccontarci con le immagini? Il rischio è di riproporre l’oggettificazione del corpo femminile, che è ben più pervasiva e meno solo maschile di quanto possiamo credere.
La mia chiacchierata con Lucrezia parte da qui. Dalla volontà di raccontare una storia diversa, sempre attraverso le immagini, costruite questa volta affinché ad attrarre l’attenzione sia la persona nella sua interezza, con la sua storia e la sua unicità.
La fotografia di personal branding: raccontare quel che sta dietro
Lucrezia mi racconta che quando si tratta di reportage di Personal Branding, lavora soprattutto con donne, artigiane, libere professioniste, commercianti, parrucchiere.
Quello che a me piace di più del mio lavoro è la possibilità di raccontare delle storie. Ogni persona è un mondo e io, ogni volta che realizzo un progetto di Personal Branding, vengo a contatto con persone appassionate della vita e del proprio lavoro, che fanno le cose con gioia anche nella difficoltà. Chi ha un ristorante vegano, chi fa floral design, chi grafica, chi crea vestiti…e la cosa che mi piace di più, è che spesso sono donne. Mi piace stare con loro, trascorrere del tempo insieme, provare a imparare il loro mestiere. Queste donne hanno un potere immenso, una passione, che non è facile da trovare, che sottende la loro capacità di creazione.
Che cos’è la fotografia di Personal Branding?
Nel 2020 c’è stato un grande cambiamento nel mio lavoro: era come se, di colpo, chiuse nelle loro case, le persone avessero capito l’importanza di essere presenti su internet, con un sito e dei social media, Instagram in particolare, e di avere un Personal Branding coerente, definito e fatto bene. Il Personal Branding è quel processo attraverso il quale una persona definisce cosa fa, come lo fa e perché lo fa, quali sono i punti di forza che la contraddistinguono e le caratteristiche che la rendono unica. Perché non è tanto il prodotto in sé a essere unico, quanto invece tutto ciò che sta dietro: e questo dietro, l’attitudine personale, il lato umano, la tua storia, è quel che cerco di raccontare attraverso le mie fotografie.
Come ci riesci?
Il mio lavoro consiste nel raccontare, attraverso le immagini, una determinata attività e la persona che la porta avanti. Di solito mi piace conoscere le persone, facciamo una sorta di intervista in cui quel che mi interessa è capire, più che cosa fanno, perchè lo fanno, il processo creativo, soprattutto voglio capire cosa le spinge, il perché del loro lavoro. Ultimamente ci sono sempre più professioniste e professionisti bravi nel proprio lavoro; la differenza quindi non è nel prodotto, ma nell’unicità della persona, in quello in cui crede, nelle esperienze che l’hanno portata fino a lì. Quello che cerco di far emergere dalle mie foto è, come dicevo prima, tutto quel che c’è dietro un prodotto e una persona. E questo è utile perché dà un’identità: non bisogna cercare di piacere a tutti, le persone che scelgono di seguirti, o di comprare da te, lo fanno perché si rivedono in quello che racconti.
Perché le immagini oggi sono così importanti?
Le immagini sono importanti perché costituiscono la prima impronta che lasciamo quando conosciamo qualcuno per la prima volta, dal vivo e sul web. E, allora, se io vedo una foto sfuocata, storta, non nitida, in cui il soggetto è confuso, faccio fatica a fidarmi. Le belle foto creano legami. I colori, la luce, la disposizione degli oggetti parlano della storia di quella persona. Tutto ciò che scegli di inserire nella fotografia, dal luogo, il trucco, i vestiti, racconta di te, di chi sei, di cosa fai, del rapporto che hai con il mondo e con le altre persone. Scegliere le immagini, farsi fotografare, o fotografarsi, costituisce un vero e proprio esercizio di consapevolezza.
Come facciamo a liberare le nostre immagini, da quella che ci guarda nello specchio a quelle che postiamo sui social, dallo sguardo giudicante e oggettificante che abbiamo, a nostro malgrado, appreso e di cui non siamo sempre consapevoli?
Come dicevo prima, la fotografia, soprattutto quella di Personal Branding, è un importante esercizio di consapevolezza. Una foto racconta di noi e di quello che facciamo, ma anche tutto quello che c’è dietro. Le nostre passioni, la nostra storia, il nostro passato, il nostro stile di relazione. Se sei spigliata si vede, nella posa delle spalle, delle mani, emerge chi sei. E infatti quasi nessuna si piace mai in foto. È un modo per conoscersi, una sorta di parentesi tutta per sè; io consiglio di farsi fotografare una volta nella vita, anche se spaventa, per conoscersi meglio da lati a cui, diversamente, non potremmo accedere mai.
La fotografia è un modo per imparare a relazionarsi con la propria immagine e per accettarsi per quella che si è. Per questo, per esempio, sono abbastanza contraria ai filtri di Instagram: se una persona è così, mettere il filtro è come se non volesse farsi conoscere davvero. Che poi quando lo togli, sei sempre tu. So che soprattutto in adolescenza c’è il bisogno di essere accettate e questo oggi passa soprattutto nei social. Dev’essere un bello stress che le donne della mia generazione non hanno vissuto. Per questo, sento molto la responsabilità nei confronti delle persone che fotografo: non voglio essere quella professionista che fa emergere nei suoi scatti solo quello che vede lei, ma la mia volontà è aiutare le persone a guardarsi attraverso la mia macchina fotografica e a riconoscersi.
Quali sono le attenzioni da avere e gli errori da non fare quando ci facciamo una foto per il nostro Personal Branding?
La qualità delle immagini è fondamentale. La fotografia, da Instagram a LinkedIn, deve essere corretta fotograficamente, dal punto di vista della luce anzitutto: consiglio una luce laterale naturale. Evitate gli effetti e preferite un fotoritocco leggero, non invadente, non deve cambiare la vostra fisionomia. Scegliete uno sfondo dove risaltare meglio, in un luogo che vi aiuta a raccontare la vostra storia.
La foto per il CV
Scegliere una foto semplice. Lo sfondo neutro, meglio se bianco. La foto è scattata a colori e con una luce naturale. Recente, che mostri chi siete adesso. Una foto impostata, con abbigliamento formale che si lega al vostro settore. Il viso è importante e dunque la foto viene tagliata di poco sotto le spalle, il viso è frontale e il busto è leggermente girato. Il fotoritocco qui dev’essere leggerissimo. La qualità dell’immagine deve essere buona, quindi non può essere un ritaglio da un’altra foto o eseguita in modalità selfie. Vi consiglio un’espressione naturale, un sorriso, non sguaiato, ma una espressione affabile, che ispiri fiducia.
La foto per LinkedIn
A livello di struttura e composizione, valgono le stesse indicazioni della foto per il CV. Ma qui è molto importante inserire elementi che fanno capire subito quello che fate. Per esempio, i fotografi hanno una foto con una macchina fotografica. La foto profilo e la foto di copertina, inoltre, si parlano: la copertina è legata al settore, meglio se presenta oggetti di lavoro, su sfondo neutro, disposti in modo creativo.
Le foto per il nostro sito web
Il sito è come fosse casa vostra: chi entra deve capire subito chi sei e quello che fai e tu sei libera di fare quello che vuoi. A me piace proporre i ritratti in Home Page, quelli più creativi, che esprimono maggiormente la persona, la sua storia e il suo perchè. Ogni settore del sito deve avere poi le sue immagini, a sostegno del racconto e delle parole. La parola d’ordine è coerenza: delle immagini tra loro, dei colori, con i testi, della luce, degli oggetti che tornano nelle foto.