Best practice ed esempi di social tenuti bene
Ci avevi mai fatto caso? Quando parliamo di social in lingua italiana diciamo “tenere i social” di questa o quella realtà. In inglese preferiscono “manage“, gestire, o “run” nel senso di “far correre”. Noi usiamo lo stesso verbo che usiamo per descrivere sia l’affetto prolungato, “tenere a qualcun@”, sia la manifestazione di una cura che dura nel tempo, “un giardino ben tenuto”.
Dopo aver parlato di stile di relazione, ho deciso di dedicare il secondo degli articoli sul brand storytelling a due degli elementi che a mio parere sono più importanti oggi per il racconto del tuo business: i social e il prendersi cura. Ho deciso di farlo prendendo in prestito best practice dai canali e dalle persone che mi sento di portare come esempio positivo.
Parla alle tue piantine: coltiva la gentilezza anche sui social
La mamma di mio marito è la persona che più in assoluto sa curare le proprie piante. Ha un orto pazzesco e un giardino ancora più bello. Il suo segreto? Parla di continuo con i suoi fiori e le sue verdure, dicendo loro quanto sono belle. Essere gentile fa la differenza anche sui social. Quando scrivi un post, rispondi a un messaggio privato oppure lasci un commento, ricordati che chi leggerà sarà sempre una persona. Allora, da un lato, non è che, siccome non ce l’hai davanti o non la conosci di persona, puoi comportarti in modo scortese o in modo diverso da come ti comporteresti dal vivo, fuori dal web; e, dall’altro, ti farà piacere che chi ti incontra si ricordi di te in modo positivo.
Essere gentile è infatti come preparare una festa in un giardino ben tenuto: tosare il prato, liberare le aiuole affinchè i fiori respirino, disporre coperte e morbidi cuscini, rende lo spazio accogliente e fa sentire chi entra nel giardino piacevolmente a casa, al punto che gli piacerà restare alla festa.
Annaffia tutti i giorni: sii presente sui social come fuori dal web
L’anno scorso ho tenuto un corso sulla comunicazione online per futuri amministratori e amministratrici pubblici locali. Futuri sindaci e assessor3, per intenderci. Ricordo che la parte che riusltò più interessante per chi partecipava al corso, fu quella dedicata al momento della strategia di comunicazione in cui veniva valutato se fosse necessario o meno aprire un determinato canale social.
La maggior parte, infatti, dava quasi per scontata la necessità di dotarsi di Facebook, Instagram, Twitter, YouTube e, più recentemente, TikTok, per la propria comunicazione online (il discorso valeva anche per il sito e la newsletter). Quando chiesi perchè sentissero questa necessità, mi risposero: “ce l’hanno tutti“.
Ecco, credo che questa risposta sia la più pericolosa per chi si trova a progettare il proprio racconto. Anzitutto, tutti chi. I tuoi competitor? I profili che ti piacciono e a cui vorresti assomigliare? Fai bene a consocere come si muove chi ti sta intorno, ma la tua attenzione non dovrebbe essere rivolta tanto a loro quanto, e di più, a chi sta dall’altra parte: cioè al tuo pubblico, alle persone a cui vuoi parlare. Scopri, attraverso un approfondito lavoro di analisi, quali canali utilizza maggiormente il tuo pubblico, i tuoi elettori, le tue clienti ideali, e apri prima di tutto quelli.
E poi? Sii presente in quei canali, altrimenti, è come aver preparato la festa in giardino e poi, una volta che le persone invitate sono già tutte lì, non presentarti. Le persone, lasciate sole, presto si stancheranno di chiedersi che fine hai fatto e se ne andranno, lasciando bicchieri di plastica per terra e tovaglionini tra le aiuole. Morale della favola: se apri un canale di TikTok, usalo, non fare come me che l’ho creato a marzo e non ho ancora avuto il coraggio di postare il mio primo video.
Se dai una spuntatina qui, dalla anche di là: esercita la coerenza online e non solo
Nel mio lavoro parto sempre dal lavoro creativo sulle identità e personalità di brand. Il frutto è una toolbox che mi piace lasciare a ciascuna persona, una cassetta degli attrezzi da tirare fuori a ogni nuovo lancio o a ogni nuovo piano editoriale per non perdere mai il filo del discorso. Parafrasando un proverbio conosciuto: la coerenza non è mai troppa. Il nostro cervello tende a farci sentire al sicuro di fronte a qualcosa di cui capiamo il senso; e, al contrario, tende a farci diffidare nei confronti di qualcosa in cui sono evidenti dei cambi di direzione, repentini e continui. Mantenere coerenza nel proprio racconto è fondamentale perchè sia efficace.
Tornando alla metafora del giardino, con questo non voglio dire che se quest’anno hai piantato anemoni e ciclamini, ogni anno dovrai ripiantarli. No. La tua comunicazione, come il terreno, ha bisogno di novità per riossigenarsi e portare ancora più frutto. A mio parere, la coerenza è amica della creatività. È ciò che ti permette di cambiare davvero, restando però fedele ai tuoi valori e a quell@ che sei. Questo è ciò che conta: rimanere fedele a noi stess3.
Non solo sui social e nella tua comunicazione online. Ma anche nei messaggi privati, nelle email e, soprattuto, dal vivo! Prima o poi torneremo a incontrarci di persona: fai sentire accolte le persone mostrando che la/il te reale è coerente con la persona che hanno conosciuto online. Vale sui social, nelle feste in giardino e anche per trovare l’amore. Promesso.
Fai in modo che l’erba del vicino sia verde quanto la tua: impara a fare rete davvero
Dove vivo, in piena pianura padana, ogni estate è sempre più un problema con le zanzare. La tropicalizzazione del clima si somma al fatto che il sud Milano sia stato una palude fino all’altro ieri. E il risultato è presto detto: trascorrere del tempo in giardino d’estate è impossibile. A meno che tu e i tuoi vicini non decidiate di comune accordo di trattare le piante con un prodotto, chimico o meno, che renda più difficile per le zanzare deporre le uova. Se, però, il trattamento lo fai solo tu e non i tuoi vicini, non serve a nulla.
Fuori di metafora, fare rete, aiutare i nostri vicini social e collaborare al fine che il giardino del vicino sia verde e piacevole anche d’estate quanto il nostro, sono buone pratiche che portano successo a entrambi.
Da tempo sostengo che oggi per aumentare la propria fanbase su Instagram sia più utile trovare strategie per uscire dalla propria bolla, più che pratiche a mio parere ormai obsolete, come comprare follower, fare follow-unfollow o utilizzare i bot. Trovo molto più efficace fare rete con profili che hanno un pubblico simile, ma non sono competitor diretti, e con questi costruire un proprio cluster, cioè un gruppo di massimo dieci profili che si sostengono a vicenda, segnalandosi reciprocamente come il punto di riferimento per questo o quel settore, commentando e taggando post e storie.
L’obiettivo di far parte di un cluster di influencer è uscire dalla propria bolla, arrivando a persone a cui potrebbero interessare i nostri contenuti, scambiando con gli altri profili visibilità e partecipando a progetti collettivi, come la costruzione di un freebie oppure anche qualcosa di più grande e ambizioso, come il progetto #ideanda2021 di Chiara Serluca, che ha coinvolto dodici professioniste nella realizzazione della agenda Ideanda, con contenuti dedicati per donne freelance.
Più lungo di una sponsorizzazione, ma sicuramente più efficace: chi non va a una festa in giardino, se è accompagnato da un’amic@?