Lettera alla me che oggi compie trent’anni
Cara me,
oggi compiamo 30 anni. Lo diresti? Oggi tante persone mi hanno chiesto di questo traguardo. Una volta mi spaventava. Pensavo che se non avessi fatto tutto entro i trentanni, non l’avrei fatto mai. Ma tutto cosa? Ora non lo so neanche più. Mi sento, sì, come se stessi attraversando qualcosa, ma non è un traguardo, in realtà, assomiglia di più a un ponte. Oggi sono contenta di avere 30 anni, perchè significa che ce l’ho fatta ad arrivare fino a qui. E non è andata poi così male.
Cosa mi lascio dietro: gli ultimi dieci anni
Mamma mia. Negli ultimi dieci anni, cioè dal 2010, ho fatto la patente, mi sono laureata due volte, ho cambiato quattro case e tre coinquilini, ho fatto innumerevoli traslochi, ho preso le mie prime sbronze (sì, le ho prese più tardi delle altre persone della mia età, per me l’adolescenza è iniziata nel 2012 e finita nel 2015), ho fatto le mie prime albe a ballare, a bere tisane, a chiacchierare seduta su gradini di tre o quattro città diverse, in due continenti diversi. Ho trovato e lasciato andare un’amica importante. Mi sono scoperta amata e circondata da persone di cui amo prendermi cura. Ho detto addio a una delle nonne che mi hanno cresciuta, sulla spalla della quale trovavo sempre affetto, una parola gentile, uno sguardo affettuoso, un consiglio saggio: da lei, ho preso l’amore per le storie, come dall’altra, che per fortuna è ancora con me, ho preso l’amore per la cucina.
Sono diventata giornalista, ho lavorato gratis, ho fatto tre lavori contemporaneamente, ho lavorato cinque anni in due aziende e ho capito che il lavoro da dipendente non fa per me. Ho aperto la Partita Iva e aiuto le persone a raccontare la propria storia con le parole giuste. Sono stata dall’altra parte del mondo due volte e ho imparato a viaggiare da sola. Ho imparato l’inglese e ho ricordato lo spagnolo.
Ho imparato a ballare il boogie e l’elettronica, ma non riesco ancora a tirare dritto l’eyeliner. Ho avuto i capelli più lunghi e i capelli più corti della mia vita, ho perso 14kg in sei mesi, ho conosciuto l’ansia, la perdita di autostima, gli attacchi di panico. Ho iniziato un percorso psicologico, ho fatto pace con il mio corpo, ho imparato a sorridere mostrando tutti i denti, ho imparato a meditare, ho imparato a respirare.
Non suono più il violino tutti i giorni, ma ho fatto i miei primi concerti e ora amo suonarlo ogni tanto, senza sentirmi in colpa. Continuo a odiare le dichiarazioni dei redditi e le app lentissime dei servizi statali. Ho comprato il mio primo buono fruttifero e il mio primo paio di scarpe costose. Sono andata a convivere e mi sono sposata. Non so ancora fare i parcheggi “a esse”, specialmente sulla sinistra, nè le retromarce. Ho imparato a fare la pizza e il pane. Ho imparato che negli ultimi quindici anni ho sempre messo il reggiseno nel modo sbagliato e ora so metterlo nel modo giusto.
Ho imparato a sciare (discesa) e ho capito che non fa per me. Ho ripreso a sciare (fondo) e ho condiviso la mia ritrovata passione con mio marito: è più bravo di me. Non sono ancora capace di fare la pasta sfoglia, ma la pasta briseè mi viene una bomba. Ho lanciato il mio (primo) progetto editoriale imprenditoriale, riuscendo finalmente a unire il mio amore per le storie al mio impegno sociale. Ho dimenticato come tenere testa alle persone stronze, cercando di diventare assertiva. Ora mi sto riprendendo il coraggio per non stare al mio posto, per fare domande, per alzare la mano, per far fiorire la mia voce.
Dove sono ora: i miei 30 anni e la giornata di oggi
La verità, che quando avevo 23 anni ed ero incazzata perchè vedevo i trentenni avere quello che a me sembrava tutto e lamentarsi di continuo, è che avere 30 anni probabilmente significa proprio questo. Io ho raggiunto molto e sono sodisfatta della me che guardo allo specchio. Ma, ziobanana, quanto è difficile.
Le tasse che sono sempre troppe; i soldi che sono sempre troppo pochi; l’INPS che tiene bloccate le nostre casse integrazioni da giugno, ma la tredicesima ai pensionati non se la scorda; i lavori per cui ci propongono sempre molto meno di quanto ci servirebbe per farli bene; la reazione del governo alla pandemia, per cui siamo buoni solo per produrre e consumare; gli uomini per cui è sempre più facile; le donne per cui è sempre più facile; gli altri, a cui le botte di culo capitano sempre, rispetto a me, che invece, solo duro lavoro e “ti faremo sapere”.
Gli amici e le amiche che fanno fatica quanto noi, ma ascoltano e mandano messaggi vocali lunghi mezz’ore per sentirci meno soli; il “mal comune mezzo gaudio” a inno nazionale di noi, nati tra il 1985 e il 1995. Noi, che sappiamo chi sono gli Eiffel 65 e quando sentiamo “Auto blu vado con il mio fra, l’ho messa lì o messa là” scuotiamo la testa e pensiamo: figa gli Eiffel si stanno rivoltando nella tomba, pur sapendo che probabilmente sono ancora vivi e vegeti.
Oggi ho ricevuto moltissimi messaggi di auguri. E ho trascorso la giornata sul divano, la musica, tra Beethoven e Ghali, a riempire il salotto già addobbato per Natale. Ho scritto questa lettera per noi, me, me stessa e te che mi leggi, mi sono messa in pari con le mail, ho scongelato le lasagne per questa sera. Soprattuto, ho giocato con mio marito che, dall’ufficio, mi mandava via messaggio gli indizi per una caccia al tesoro a distanza: un indizio, un regalo.
Due amiche mi hanno detto: “sei trattata bene”. lo so, e non solo per lui, ma anche per me e per le persone care che ho la fortuna di avere intorno. Quest’anno sono state importantissime. Quest’anno, in cui ho imparato che è possibile vivere senza programmare tutto fino al minimo dettaglio ( anche se lo trovo comunque più efficace che far gestire la pandemia a questo governo). Come ho detto prima: se sono qui, significa che ce l’ho, che ce l’abbiamo fatta. Ed è questo che festeggio oggi.
Come sto andando: i prossimi dieci anni
Nei prossimi dieci anni, mi piacerebbe vivere più lentamente. Senza correre dietro a traguardi impossibili da raggiungere, imparando a mettere confini, tra me e le cattiverie altrui. Vorrei imparare a fare qualcosa di nuovo, qualcosa che non ho mai fatto. Vorrei tornare dall’altra parte del mondo, almeno due o tre volte, imparare il francese, per davvero questa volta, vedere il ghiaccio sul mare, vorrei diventare mamma, vorrei realizzare e veder crescere i miei progetti, vorrei imparare a credere di più in me stessa.
Vorrei continuare a prendermi cura delle persone a me care, vorrei trovarne anche altre, vorrei riuscire a farle sentire amate e accolte come mi sento io oggi. Vorrei che la vita adulta diventasse un po’ più facile. Almeno, per quanto riguarda la procedura per fare lo SPID o per quanto riguarda truccarsi uguali entrambi gli occhi.
Vorrei non perdere la mia attenzione e cura per le altre persone. Vorrei che le mie azioni potessero avere sempre un effetto positivo sulla vita di chi mi circonda. Vorrei continuare a raccontare per delle cause belle e buone, per cui vale la pena investire del tempo per far sì che portino frutto.
Attraverso: esprimo un desiderio
In Lettonia dicono che ogni volta che attraversi un ponte per la prima volta è meglio se esprimi un desiderio, in caso ti stessi addentrando in un nuovo mondo fatato e non lo sai. Io oggi mi sento così. Per il domani ho solo speranze e qualche piano, ovviamente, ma non so che cosa mi accadrà. Il mio desiderio per me stessa, da oggi in poi, è quello di riuscire ad assomigliare sempre di più alla me che voglio diventare. E scoprira poco a poco, che se per caso cambio idea, ho tutto il tempo per farlo. Del resto, non ho mica quarant’anni!
Con affetto,
me